Dott. Filiberto Di Prospero
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PROLASSO DELLA CUPOLA VAGINALE. Un nuovo intervento chirurgico mini-invasivo oltre ad essere efficace riduce tempi operatori e complicanze.

Il Prolasso del fondo della vagina (Prolasso della Cupola Vaginale) colpisce donne in precedenza sottoposte ad asportazione dell’utero. La correzione chirurgica è possibile ma non è facile ed è spesso gravata da effetti collaterali e fallimenti. Una nuova tecnica chirurgica protesica sembra molto promettente.

immagine rappresentante la pelvi della donna dopo asportazione dell’utero
La pelvi femminile dopo una precedente asportazione dell’utero. La vagina, posta tra uretra-vescica (anteriormente) e ano-intestino (posteriormente) termina con un fondo chiamato “cupola”.

PROLASSO DELLA CUPOLA VAGINALE… ALL’ORIGINE C’E’ SEMPRE UNA ISTERECTOMIA.

L’eversione verso l’esterno del fondo della vagina che talvolta residua dopo una precedente asportazione dell’utero (isterectomia) si stima che colpisca l’11,6% delle donne che hanno effettuato l’isterectomia durante la correzione di un Prolasso Genitale e l’1,8% di quelle che l’hanno effettuata per altre condizioni benigne.

E’ evidente quindi che si tratta di una condizione che colpisce prevalentemente donne che hanno già avuto in passato problemi di prolasso genitale e quindi affette da una verosimile lassità intrinseca dei propri legamenti e strutture pelviche di sostegno.

FATTORI DI RISCHIO

Certamente la presenza di obesità, stipsi cronica, tosse persistente, tabagismo (abitudine al fumo di sigaretta), necessità di piegamenti frequenti sulle ginocchia, sollevamento di oggetti pesanti sono condizioni che possono favorire questa eventualità e renderla anche di grado elevato.

SINTOMI DEL PROLASSO DELLA CUPOLA VAGINALE. COME RICONOSCERLO.

Le forme lievi con inversione parziale del fondo vaginale che si limita a non superare il terzo medio della vagina nella gran parte dei casi sono asintomatiche e vengono riconosciute durante la visita ginecologica.

Le forme più gravi, con eversione talvolta anche di parecchi centimetri della vagina fuori dalla vulva, vengono riconosciute per una improvvisa e solitamente progressiva sensazione di ingombro genitale, talvolta momentanea e poi sempre più persistente.

A questa sensazione di “qualcosa che esce dalla vagina” possono associarsi dolori pelvici, difficoltà nella minzione e nella defecazione, infezioni talvolta ricorrenti delle vie urinarie, infezioni ed ulcerazioni delle mucose genitali.

Si tratta quindi di una condizione che rende difficoltosa qualsiasi attività ed incide in modo fortemente negativo sulla qualità di vita.

disegno raffigurante il prolasso della cupola vaginale
Nel Prolasso della Cupola Vaginale il fondo della vagina scende progressivamente (a volte anche in modo improvviso) fino ad uscire completamente dalla vulva. Nell’eversione totale le mucose vaginali vengono a trovarsi all’esterno e nella sacca che si è creata vengono trascinati anche organi come l’uretra, la vescica, gli ureteri, l’intestino. Le conseguenze di questa situazione possono essere gravi.

PREVENZIONE? SI E’ POSSIBILE E VA SEMPRE TENTATA.

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Il prolasso della cupola vaginale andrebbe sempre prevenuto evitando o correggendo i fattori di rischio presenti o subentranti dopo l’asportazione dell’utero, particolarmente se si è già sofferto di Prolasso Genitale.

Anche una corretta fisioterapia e l’effettuazione di visite ginecologiche periodiche rientrano senz’altro nella prevenzione.

QUANDO SI VUOLE EVITARE L’INTERVENTO CHIRURGICO.

Nelle forme iniziali di prolasso si potrebbe tentare l’uso di un pessario vaginale. Se efficace è comunque una scelta delicata, molto dipendente dalla situazione locale dei genitali (tono e trofismo delle restanti strutture), dall’età, dai sintomi presenti, dalla disponibilità della paziente a portare un dispositivo in vagina che necessità chiaramente di controlli e manutenzione abbastanza frequenti.

QUALE TRATTAMENTO? L’INTERVENTO CHIRURGICO TRA OPZIONI DIVERSE.

Il Prolasso della Cupola Vaginale può essere corretto chirurgicamente ed in questo caso l’intervento riconosciuto più efficace fino ad oggi (il gold standard) è quello della colposacropessi laparoscopica che consiste nella sospensione del fondo della vagina al promontorio sacrale mediante l’utilizzo di una rete sintetica. In questo intervento la vagina viene agganciata e sospesa ad una struttura posteriore ossea del bacino. Intervento sicuramente efficace per quanto riguarda il rischio di recidiva, non è comunque scevro da rischi (particolarmente il sanguinamento intraoperatorio) e complicazioni come ad esempio l’insorgenza di incontinenza urinaria ed algie pelviche. Anche se considerato intervento mini-invasivo richiede l’anestesia generale, tempi operativi e di degenza non sempre particolarmente brevi.

Alternativa considerata sicuramente valida è la sospensione della cupola vaginale al legamento sacrospinoso. Si tratta di una tecnica che ha il vantaggio di essere effettuata per via vaginale anche in anestesia periferica (la paziente quindi è sveglia), di avere tempi operatori sicuramente più brevi rispetto alla colposospensione laparoscopica e di consentire un recupero post-operatorio veloce. Normalmente questo intervento viene condotto in modo monolaterale, cioè il fondo vaginale prolassato viene agganciato con uno o due fili dotati di buona resistenza alla struttura legamentosa di un solo lato. I fili che adoperiamo sono a lento assorbimento e sarà il tessuto fibroso che si forma intorno a loro a sostenere definitivamente. Il legamento sacro-spinoso è particolarmente robusto e questo può garantire anche ottimi risultati nel tempo. Anche in questo caso comunque, seppur raramente, posso verificarsi sanguinanti, alghe pelviche (regione glutea, colonna vertebrale), dispareunia, stipsi, incontinenza urinaria secondaria.

Schema rappresentante il punto di aggancio nella sospesione vaginale al legamento sacro-spinoso
Immagine della pelvi femminile con rappresentazione schematica del punto di aggancio nella sospesione vaginale al legamento sacro-spinoso. La sospensione viene effettuata con uno o due fili a lento riassorbimento e da un solo lato.

UNA NUOVA TECNICA CHIRURGICA VAGINALE… ANCORA PIU’ MINI-INVASIVA E PRIVA DI ANCORAGGI.

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La tecnica chirurgica che recentemente abbiamo iniziato ad utilizzare per correggere i prolassi di cupola spesso associati anche a deficit del segmento pelvico anteriore (cistocele, ipermobilità uretrale) è basata sull’uso di una protesi leggerissima e titanizzata, altamente biocompatibile.

La protesi che utilizziamo viene inserita a livello pelvico per via vaginale in pochi minuti e, a differenza delle altre tecniche, non prevede sistemi di ancoraggio (di alcun tipo) alle struttura circostanti. Questo riduce sensibilmente i rischi di sanguinamento e di dolore pelvico cronico.

La sua efficacia si basa su principi anatomici e di biomeccanica che gli consentono in un modo molto “semplice” di ricostruire il pavimento pelvico nella sua esatta posizione. Questo vuol dire ad esempio che vengono anche quasi azzerati i rischi di incontinenza urinaria secondaria.

La correzione è simmetrica e non ci sono stiramenti, quindi anche il rischio di dolore pelvico è ridotto.

Essendo un intervento effettuato per via vaginale e senza l’apertura dell’addome la paziente non solo può rimanere sveglia (in anestesia periferica) ma può anche alimentarsi dopo qualche ora. La mattina del giorno seguente terminano tutte le terapie farmacologiche connesse alla procedura, la paziente si alza dal letto ed è praticamente autonoma. Dopo una verifica degli esami di laboratorio ed un controllo clinico-ecografico accurato della pelvi può tornare a casa.

VANTAGGI DI UNA CONTESTUALE RIPARAZIONE DEL PROLASSO VESCICALE.

Il prolasso del fondo della vagina dopo una precedente isterectomai si associa spesso a prolasso contestuale della vescica e del retto. avere la disponibilità di una protesi che corregge contemporaneamente i due difetti è molto importante e vantaggioso per la paziente.

Rappresentazione schematica del posizionamento di una protesi per prolasso genitale femminile
Rappresentazione schematica del posizionamento del dispositivo protesico rispetto alla pelvi femminile. Anteriormente l’appoggio è retropubico e posteriormente con semplice appoggio sopra le due spine ischiatiche bilateralmente. C’è un’autentica sospensione senza asimmetrie e punti di trazione. Questa posizione consente la correzione sia del prolasso di cupola che di un eventuale deficit anteriore (vescica e uretra) associato.

IL MIO PARERE. A CHI CONSIGLIARE QUESTO INTERVENTO?

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La scelta della tecnica chirurga più adatta è sempre legata alla condizione clinica della paziente e all’esperienza dell’operatore.

La tecnica che adoperiamo presenta indubbiamente minore invasività, tempi brevi sia a livello operatorio che di degenza con rapido ritorno alle normali attività quotidiane, mancanza di ancoraggi alle strutture pelviche con minori effetti collaterali, efficacia.

Consiglio questo tipo di intervento alle donne che soffrono di un Prolasso della Cupola Vaginale anche associato ad un deficit anteriore (cistocele) ma anche a quelle che hanno un prolasso della vescica recidivo che si ripete cioè dopo un precedente tentativo chirurgico.

Autore

  • Filiberto Di Prospero

    Medico Chirurgo. Specialista in Ginecologia e Ostetricia, Endocrinologia e Metabolismo. Esperto nella Chirurgia del Prolasso degli Organi Pelvici e dell’Incontinenza Urinaria si occupa anche di Endocrinologia Ginecologica, Medicina della Riproduzione e Infertilità, Gravidanza.
    Segreteria pazienti: +39.337.634491.

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