OSTEOPOROSI DELLA POST-MENOPAUSA: sintomi, diagnosi, cure efficaci.
Conoscere l’Osteoporosi che compare dopo la Menopausa per capire se si è a rischio di frattura e come prevenire le complicazioni.

OSTEOPOROSI. LA LADRA SILENZIOSA.
L’osteoporosi è stata definita la ladra silenziosa perché ruba densità e forza all’osso di nascosto, senza dare dolore né sintomi evidenti, almeno all’inizio. Una donna su tre oltre i 50 anni in Europa rischia di fare i conti, prima o poi, con una frattura da fragilità. In Italia si stimano circa cinque milioni di persone con osteoporosi, per la maggior parte donne.
Eppure molti la sottovalutano: “È normale alla mia età”, pensano. Ma non è normale fratturarsi un polso perché si è inciampate sul tappeto, o rompersi una vertebra starnutendo. Non è normale perdere centimetri di statura senza sapere perché.
PERCHE’ LE OSSA SI INDEBOLISCONO. IL RUOLO DELLA MENOPAUSA.
Quando la donna è fertile, gli estrogeni tengono a bada gli osteoclasti, le cellule che “mangiano” l’osso. Quando arriva la Menopausa, questi ormoni crollano e gli osteoclasti prendono il sopravvento. Le ossa diventano più porose, più leggere, più fragili. Nei primi anni dopo la menopausa si può arrivare a perdere fino al 4% di massa ossea ogni anno.
Questa perdita non si arresta del tutto con l’età. Ecco perché è importante agire in tempo: uno stile di vita corretto, controlli mirati e, se serve, farmaci possono davvero fare la differenza.

I SINTOMI DELL’OSTEOPOROSI PURTOPPO COMPAIO TARDI
Il problema dell’osteoporosi è la sua capacità di agire senza farsi notare. Spesso ci si accorge di averla solo quando si rompe un osso (crollo di una vertebra, frattura ossea anche per minimo trauma). Ma qualche segnale c’è: un mal di schiena persistente, una statura che si riduce di alcuni centimetri, una postura che cambia con una gobba che inizia a farsi vedere. Tutti piccoli allarmi da non ignorare. In sostanza nell’Osteoporosi i sintomi purtroppo equivalgono alla comparsa delle complicanze, delle fratture ossee.
NON SOLO OSSA ROTTE. LE COMPLICANZE DELL’OSTEOPOROSI SONO INVALIDANTI
Troppo spesso si sottovaluta cosa comporti una frattura da osteoporosi. Non si tratta solo di “rompersi un osso”. Significa dolore cronico, lunghe riabilitazioni, interventi chirurgici, perdita di autonomia. Una frattura di femore, in particolare, può cambiare la vita di una persona anziana e di tutta la sua famiglia, richiedendo assistenza continua.
LA DIAGNOSI E’ IL VERO ALLEATO. QUANDO FARE ACCERTAMENTI?
Molte donne scoprono l’osteoporosi solo dopo una caduta, ma arrivare alla diagnosi dopo una frattura è sempre troppo tardi. Fare controlli mirati, invece, permette di agire prima.
Quando è il momento giusto?
Ogni donna dovrebbe pensare di controllare la salute delle ossa intorno ai 65 anni. Ma se ci sono fattori di rischio — menopausa precoce, magrezza, familiarità per fratture, fumo, terapie cortisoniche — è bene farlo anche 10-15 anni prima. Molti medici consigliano di non aspettare oltre i 50 anni.
Il test principale si chiama MOC-DEXA, mineralometria ossea computerizzata: un esame veloce, indolore, privo di rischi, che misura la densità minerale di femore e colonna. In pochi minuti si ottiene un T-score, un numero che racconta quanto sono robuste le ossa. Sopra -1 è normale, tra -1 e -2,5 si parla di osteopenia, un segnale d’allarme. Sotto -2,5 c’è l’osteoporosi vera e propria.
Per stimare il rischio reale di fratture si usa anche il FRAX®, uno strumento che incrocia dati anagrafici, abitudini di vita, peso, familiarità e risultato MOC per calcolare il rischio di frattura nei 10 anni successivi. Uno strumento utile per scegliere quando iniziare una cura.
E se la MOC mostra una situazione normale? In quel caso si può ripetere ogni 2-3 anni. Se invece compare un’osteopenia o si è iniziata una terapia, i controlli diventano annuali o biennali.
La diagnosi non va vissuta come una condanna, ma come un alleato: sapere in anticipo di avere ossa più fragili permette di agire subito, cambiare abitudini, aggiungere farmaci se servono e prevenire fratture invalidanti.

CHI RISCHIA DI AMMALARE DI OSTEOPOROSI DOPO LA MENOPAUSA
Non tutte le donne hanno lo stesso rischio di osteoporosi. Chi ha sempre avuto una corporatura esile, chi segue diete povere di calcio o chi fuma è più vulnerabile. Le donne con menopausa precoce o che assumono cortisonici a lungo termine per altre malattie devono stare particolarmente attente. Anche alcune malattie croniche come il diabete o l’artrite reumatoide, e disturbi dell’assorbimento come la celiachia, possono accelerare la perdita ossea.
La prevenzione parte da casa (e dalla tavola)
Il modo più efficace per proteggere le ossa è uno stile di vita corretto. A partire da una dieta ricca di calcio — latte, formaggi freschi, yogurt, verdure a foglia verde, legumi, frutta secca. Ma anche da un apporto sufficiente di vitamina D, che si trova nei pesci grassi, nelle uova, e soprattutto si produce esponendosi al sole almeno 15-20 minuti al giorno, viso e braccia scoperti.
L’attività fisica è un altro pilastro: camminare tutti i giorni, salire le scale, fare piccoli esercizi di rinforzo con pesetti o elastici. Anche lo yoga o il pilates aiutano a mantenere la postura corretta e migliorare l’equilibrio, riducendo il rischio di cadute.
Un consiglio che spesso passa inosservato è rendere più sicura la casa: togliere tappeti scivolosi, tenere corridoi e scale ben illuminati, usare maniglioni antiscivolo in bagno, indossare scarpe chiuse con suola antisdrucciolo. Sono dettagli che possono evitare una caduta banale ma pericolosa.
OSTEOPOROSI E MALATTIE CRONICHE. IL RISCHIO AUMENTA ANCHE IN MENOPAUSA
Fate particolare attenzione se soffrite di queste malattie:
- Diabete: aumenta il rischio anche con densità normale
- Ipertiroidismo/iperparatiroidismo: aumentano il riassorbimento osseo
- Artrite reumatoide: infiammazione sistemica e cortisonici peggiorano la qualità dell’osso
- Malassorbimento: celiachia, Crohn, chirurgia bariatrica
LE CURE VANNO PERSONALIZZATE
Quando la densità ossea è troppo bassa o si sono già avute fratture da fragilità, il medico può proporre una terapia farmacologica. I bifosfonati sono tra i farmaci più usati: rallentano la perdita ossea. Il Denosumab è un’iniezione ogni sei mesi, comoda ed efficace. In casi gravi si può usare la teriparatide, che stimola la formazione di nuovo osso.
La terapia ormonale sostitutiva (TOS) è una scelta utile per alcune donne in menopausa recente, perché oltre a controllare vampate e secchezza vaginale, protegge anche lo scheletro.
Integratori di calcio e vitamina D possono completare la cura, ma non vanno presi “a caso”. La dose va stabilita insieme al medico, in base alle abitudini alimentari, all’esposizione al sole e ai valori ematici.

PREVENZIONE DELLE CADUTE
Le cadute sono la causa principale di fratture osteoporotiche.
Fattori di rischio
- Visione ridotta, vertigini, ipotensione
- Arredi non sicuri
- Pavimenti scivolosi
- Scarpe inadatte
Cosa fare
- Rimuovere tappeti, illuminare bene
- Corrimano e sedie stabili
- Scarpe comode e chiuse
- Ginnastica per l’equilibrio
Programmi come il Tai Chi o l’Otago Exercise Programme riducono le cadute del 35–40%.
LA FORZA DI PARLARE
Spesso l’osteoporosi è vissuta in silenzio, come se fosse una debolezza da nascondere. Ma parlarne, farsi controllare, cambiare abitudini, seguire le cure è invece un gesto di forza. È una scelta che protegge la libertà di movimento, l’autonomia, la possibilità di vivere pienamente ogni giorno.
La menopausa può essere un nuovo inizio.
La menopausa non deve essere sinonimo di fragilità. Può diventare l’occasione per imparare a volersi bene in modo nuovo: più attenzione a sé stesse, più movimento, più cura per la propria salute. Anche le ossa, se ascoltate e nutrite bene, possono restare forti a lungo.
Se hai dubbi o vuoi sapere di più, parla con il tuo medico di fiducia. Una semplice MOC oggi può salvarti da una frattura domani.
DOMANDE FREQUENTI
La MOC fa male?
No, è rapida, indolore e a bassa dose di radiazioni.
Si può guarire?
Non del tutto, ma si può bloccare la progressione.
Posso usare solo rimedi naturali?
Non se hai osteoporosi conclamata. Possono affiancare la terapia.
A che età iniziare i controlli?
Già dai 50 anni se presenti fattori di rischio.
