RISERVA OVARICA: cos’è, come influisce sulla fertilità, i test essenziali.
La riserva ovarica rappresenta il “patrimonio” di ovociti ancora disponibili nelle ovaie di una donna. È un indicatore biologico che ci parla della quantità e, in parte, della qualità degli ovuli che una donna conserva nel tempo.

Al contrario degli uomini, che producono nuovi spermatozoi ogni giorno, le donne nascono già con tutti gli ovociti che useranno nell’arco della loro vita fertile. Questo numero, che può variare da 1 a 2 milioni alla nascita, si riduce a circa 300.000 al momento della pubertà e continua a diminuire progressivamente con il passare degli anni.
Ogni mese, un piccolo gruppo di ovociti entra in fase di maturazione, ma solo uno giunge all’ovulazione. Gli altri vanno incontro a un processo naturale di degenerazione. Con il tempo, quindi, la riserva ovarica si assottiglia sia in termini numerici che qualitativi, e questo spiega perché la fertilità femminile diminuisca in modo significativo dopo i 35 anni.
LA RISERVA OVARICA. UN PARAMETRO CHIAVE IN MEDICINA DELLA RIPRODUZIONE
La valutazione della riserva ovarica è diventata un passaggio centrale nella medicina della riproduzione. Conoscere la riserva ovarica di una donna consente ai medici di:
- Stimare le probabilità di concepimento spontaneo
- Stabilire le possibilità di risposta alle stimolazioni ormonali in caso di fecondazione assistita
- Pianificare strategie di preservazione della fertilità, ad esempio con il congelamento degli ovociti
- Offrire una consulenza personalizzata in caso di patologie a rischio di danneggiare l’ovaio (endometriosi, neoplasie, interventi chirurgici)
La riserva ovarica, però, non è un test di fertilità universale. Una riserva bassa non significa che una donna non possa concepire, così come una riserva alta non garantisce il successo. Resta però un indicatore prezioso per orientare diagnosi e percorsi terapeutici.
COME SI VALUTA LA RISERVA OVARICA
Esistono diversi strumenti per stimare la riserva ovarica. Nessuno da solo è perfetto, ma usati insieme possono offrire una valutazione affidabile e completa.
1. Ormone antimülleriano (AMH)
È oggi il marker più utilizzato. L’AMH viene prodotto dalle cellule dei follicoli antrali ovarici. I suoi livelli nel sangue riflettono in modo proporzionale il numero di follicoli ancora attivi. Può essere dosato in qualsiasi fase del ciclo mestruale e non risente delle fluttuazioni ormonali quotidiane. Valori bassi indicano una riserva ridotta, ma non implicano automaticamente infertilità.
Valori indicativi di AMH:
- >2,0 ng/mL: buona riserva
- 1,0–2,0 ng/mL: riserva discreta
- <1,0 ng/mL: riserva ridotta
2. Conta dei follicoli antrali (AFC)
Il Conteggio dei Follicoli Antrali si effettua con un’ecografia transvaginale nei primi 3–5 giorni del ciclo mestruale. Il ginecologo conta il numero di follicoli visibili in entrambe le ovaie. Una conta inferiore a 4–5 follicoli per ovaio può suggerire una bassa riserva.
3. FSH ed estradiolo al 3° giorno del ciclo
Un FSH (ormone follicolo-stimolante) elevato in fase precoce del ciclo può essere segnale di un’ovaia che “fatica” a rispondere. Tuttavia, questo test è meno affidabile e può essere influenzato da numerose variabili.
| Test | Descrizione | Tempistica | Valori indicativi | Vantaggi | Limiti |
| AMH (Ormone Anti Mulleriano) | Ormone prodotto dai follicoli antrali; riflette la quantità di ovociti disponibili. | Qualsiasi giorno del ciclo | – >2,0 ng/mL: buona riserva – 1,0-2,0 ng/mL: riserva discreta – <1,0 ng/mL: riserva ridotta | Stabile durante il ciclo; test semplice e affidabile. | Non predice la qualità ovocitaria; valori possono variare con l’età e condizioni come la PCOS. |
| FSH (Ormone Follicolo-Stimolante) | Ormone che stimola la crescita follicolare; livelli elevati possono indicare una riserva ovarica ridotta. | 3° giorno del ciclo mestruale | – <10 mIU/mL: riserva normale – 10-13 mIU/mL: riserva moderata – >13 mIU/mL: riserva bassa | Test standardizzato; utile in combinazione con altri marker. | Variabile; influenzato da altri ormoni; meno affidabile da solo. |
| Estradiolo (E2) | Estrogeno prodotto dai follicoli; livelli elevati nei primi giorni del ciclo possono mascherare un FSH elevato. | 3° giorno del ciclo mestruale | – <40 pg/mL: livello ottimale – >60-80 pg/mL: possibile riserva ridotta | Utile per interpretare correttamente i livelli di FSH. | Valori fluttuanti; meno specifico da solo. |
| AFC (Conta dei Follicoli Antrali) | Ecografia transvaginale per contare i follicoli antrali presenti nelle ovaie. | Giorni 2-5 del ciclo mestruale | – >10 follicoli totali: buona riserva – 6-10 follicoli: riserva discreta – <6 follicoli: riserva ridotta | Valutazione diretta della riserva; utile per pianificare trattamenti di PMA. | Dipende dall’operatore e dalla qualità dell’ecografia; variabilità tra cicli. |
FATTORI CHE INFLUENZANO LA RISERVA OVARICA
Età
Il fattore più determinante. Dopo i 35 anni, la quantità e la qualità degli ovociti diminuiscono in modo accelerato. Dopo i 40 anni, la probabilità di concepimento spontaneo cala drasticamente.
Endometriosi
L’Endometriosi è una patologia ginecologica che può colpire direttamente il tessuto ovarico, formando cisti (endometriomi) che compromettono i follicoli residui.
Chirurgia ovarica
Gli interventi sull’ovaio, come l’asportazione di cisti, possono comportare la perdita di tessuto funzionale, riducendo la riserva.
Trattamenti oncologici
La chemioterapia e la radioterapia, specialmente se condotte a livello pelvico, possono danneggiare irreversibilmente le cellule ovariche.
Malattie autoimmuni o genetiche
Alcune condizioni (es. sindrome di Turner, mutazioni BRCA) sono associate a una diminuita longevità ovarica.
Stili di vita e ambiente
Fattori come fumo di sigaretta, obesità, inquinanti ambientali, stress cronico e uso prolungato di droghe o alcool possono anticipare la riduzione della riserva ovarica.
QUANDO E’ UTILE VALUTARE LA RISERVA OVARICA?
È opportuno sottoporsi ad una valutazione della Riserva Ovarica in diverse situazioni:
- Donne che cercano gravidanza dopo i 35 anni
- In presenza di cicli irregolari o amenorrea
- Donne con diagnosi di endometriosi
- In caso di familiarità per menopausa precoce
- Pazienti oncologiche prima di iniziare trattamenti gonadotossici
- Donne che desiderano posticipare la maternità
- Donne sottoposte a chirurgia delle ovaie
- Candidati a fecondazione assistita
Un’analisi precoce e consapevole permette di prendere decisioni strategiche sul proprio futuro riproduttivo, anche quando non si ha ancora un desiderio di maternità immediato.
RISERVA OVARICA E FECONDAZIONE ASSISTITA
Nella Procreazione Medicalmente Assistita (PMA), una buona riserva ovarica aumenta la probabilità di ottenere un numero adeguato di ovociti in risposta alla stimolazione ormonale. Tuttavia, la qualità ovocitaria dipende fortemente dall’età.
Nei protocolli personalizzati, il dosaggio dell’AMH e la AFC orientano:
- la dose di gonadotropine da utilizzare
- la strategia di stimolazione (standard, soft, o minima)
- la prognosi clinica realistica da fornire alla coppia
In caso di bassa riserva, possono essere proposte opzioni alternative come:
- stimolazioni soft per ridurre stress e costi
- fecondazione eterologa (con ovociti donati) in casi estremi
- preservazione della fertilità in giovane età, se prevista una futura PMA
PRESERVAZIONE DELLA FERTILITA’: UNA STRATEGIA SEMPRE PIU’ ATTUALE
Sempre più donne scelgono di congelare i propri ovociti in giovane età, quando la riserva è ancora buona, per proteggere la propria fertilità da eventi futuri o semplicemente per posticipare la maternità. La crioconservazione degli ovociti, se effettuata prima dei 35 anni, offre elevate probabilità di successo future.
Qualche falso mito da sfatare
- “Ho ancora il ciclo, quindi sono fertile”
Il ciclo mestruale regolare non garantisce una buona riserva ovarica. - “A 40 anni si può aspettare ancora”
Dopo i 38–40 anni la qualità ovocitaria cala drasticamente. - “La PMA risolve tutto”
Anche le tecniche più avanzate hanno dei limiti. L’età e la riserva ne influenzano il successo.
UNA CONSIDERAZIONE FINALE
Conoscere la propria riserva ovarica significa conoscere meglio sé stesse e il proprio corpo. Non è un indicatore da temere, ma un dato prezioso da cui partire per decidere consapevolmente. In un’epoca in cui le scelte riproduttive si spostano sempre più avanti nel tempo, avere accesso a informazioni affidabili sulla fertilità può fare davvero la differenza.
