RETTOCELE: cause, sintomi, opzioni di cura. Dai trattamenti conservativi alla chirurgia.
Il rettocele è una delle condizioni più comuni tra i disordini del pavimento pelvico femminile. Nonostante la sua frequenza, molte donne convivono con i sintomi senza ricevere una diagnosi adeguata, a volte per imbarazzo, altre volte per la difficoltà nel riconoscere la natura del disturbo.

COS’E’ IL RETTOCELE?
Questo tipo di prolasso interessa il compartimento posteriore del pavimento pelvico, ovvero l’area compresa tra il retto e la vagina. L’importanza di parlare apertamente di rettocele risiede nel fatto che, sebbene non metta a rischio la vita, può impattare profondamente sulla qualità della vita di una donna, alterando l’equilibrio intestinale, le relazioni intime e l’autostima.
Lo scopo di questo articolo è offrire una panoramica completa e aggiornata del rettocele femminile: dalle basi anatomiche alle cause, dalla diagnosi alle opzioni di trattamento, passando anche per una riflessione sull’evoluzione storica dell’approccio terapeutico.
COME E PERCHE’ SI FORMA IL RETTOCELE
Per comprendere cosa sia un rettocele, è essenziale conoscere la struttura del pavimento pelvico. Questo sistema è costituito da muscoli, fasce e legamenti che sostengono gli organi pelvici: vescica, utero e retto. Ogni organo è separato dall’altro da pareti di tessuto connettivo resistente, che garantiscono il corretto posizionamento e la funzione degli organi.
Il setto retto-vaginale è una struttura fibromuscolare che separa la parete anteriore del retto dalla parete posteriore della vagina. In condizioni normali, questo setto agisce come una “barriera elastica” che impedisce al retto di spingersi verso la vagina durante l’evacuazione o sotto sforzo.
Quando questo tessuto si indebolisce – a causa di traumi, gravidanze, invecchiamento o altri fattori – il retto può protrudere verso la vagina, creando una sorta di invaginazione: questo è il rettocele.
EPIDEMIOLOGIA. PIU’ FREQUENTE DI QUANTO IMMAGINI
- Colpisce prevalentemente donne oltre i 45–50 anni, con una prevalenza stimata fino al 40% nelle donne multipare (parti vaginali multipli).
- È spesso sottodiagnosticato, poiché i sintomi possono essere scambiati per disturbi intestinali o ginecologici generici.
- Spesso coesiste con altre forme di prolasso degli organi pelvici (POP) o con disfunzioni del pavimento pelvico.
CLASSIFICAZIONE DEL RETTOCELE
Il grado di protrusione della parete rettale attraverso la vagina può variare da lieve a severo, e può non essere visibile dall’esterno. Tuttavia, in alcuni casi, la mucosa vaginale si estroflette talmente da fuoriuscire ampiamente dalla rima vulvare.
Il rettocele può essere classificato secondo diversi criteri:
In base alla presenza di sintomi
- Rettocele asintomatico: riscontro incidentale durante una visita ginecologica o un esame strumentale.
- Rettocele sintomatico: associato a disturbi intestinali, vaginali o sessuali.
In base al grado di protrusione (classificazione clinica semplificata)
Di seguito una tabella riassuntiva:
| Grado | Descrizione |
| I grado (lieve) | Protrusione limitata alla parete vaginale posteriore superiore, visibile solo con manovra di Valsalva o alla speculoscopia. |
| II grado (moderato) | Protrusione visibile che arriva all’introito vaginale, spesso associata a sintomi di evacuazione difficile. |
| III grado (severo) | Il retto protrude oltre il piano dell’introito vaginale, visibile anche a riposo, possibile rettocele esterno. |
- Grado 1: protrusione leggera nella vagina.
- Grado 2: protrusione che arriva a livello dell’imene.
- Grado 3: protrusione ≥ 1 cm oltre l’imene.
- Grado 4: prolasso completo (esterno alla vagina).
Varianti
- Rettocele puro: coinvolge solo il retto.
- Rettocele + enterocele: presenza di anse intestinali nel sacco erniario.
- Rettocele + cistocele o prolasso uterino: condizione multicompartmentale.
La distinzione tra forme isolate e complesse è cruciale per una pianificazione terapeutica corretta.

FATTORI DI RISCHIO. PERCHE’ SI VERIFICA.
Alla base del rettocele c’è un indebolimento della struttura muscolo-fasciale che sostiene gli organi pelvici, in particolare quella che separa vagina e retto. Questo indebolimento può derivare da:
- Eventi traumatici come il parto vaginale, soprattutto se con forcipe, episiotomia o lacerazioni.
- Processi degenerativi legati all’età, che riducono l’elasticità dei tessuti e la tonicità muscolare.
- Stipsi cronica, che comporta sforzi ripetuti alla defecazione e pressione costante sul pavimento pelvico.
- Obesità, che aumenta il carico sugli organi interni e sulle strutture di sostegno.
- Precedenti interventi chirurgici ginecologici, come l’isterectomia, che possono modificare gli equilibri strutturali del bacino.
- Alterazioni del collagene in donne con malattie del connettivo.
Tutti questi fattori concorrono a creare una fragilità del sistema di sostegno pelvico, favorendo la discesa del retto verso la vagina.
SINTOMI DEL RETTOCELE. RICONOSCERLI PRECOCEMENTE E’ IMPORTANTE
Il rettocele si presenta con sintomi variabili da donna a donna, a seconda del grado di prolasso e della sensibilità individuale. In alcuni casi è del tutto asintomatico e scoperto per caso durante una visita ginecologica. In altri, diventa un vero e proprio problema quotidiano.
Sintomi intestinali
Molte donne lamentano difficoltà a evacuare in modo completo. Avvertono un senso di ostruzione, come se le feci restassero “bloccate” nel retto, e devono sforzarsi molto o ricorrere a manovre manuali – come spingere con le dita sulla parete vaginale – per svuotarsi. Questa condizione è detta defecazione ostruita ed è una delle principali manifestazioni del rettocele.
Sintomi vaginali
È frequente una sensazione di ingombro, peso o corpo estraneo all’interno della vagina. Alcune donne riferiscono di “sentire qualcosa che scende” o di avvertire un rigonfiamento durante i rapporti sessuali, spesso associato a dispareunia (dolore durante il coito), soprattutto in determinate posizioni.
Sintomi misti
In presenza di prolassi multipli, possono comparire disturbi urinari (urgenza, difficoltà a svuotare la vescica, infezioni ricorrenti) o dolori al perineo e alla parte bassa della schiena.
Molto spesso, il disagio psicologico si somma ai sintomi fisici, con conseguente calo della qualità della vita, imbarazzo e riduzione della vita sessuale.
COME SI FA LA DIAGNOSI DI RETTOCELE
Una diagnosi accurata si basa su:
Esame clinico ginecologico
- Ispezione e palpazione in posizione ginecologica, con manovre di Valsalva.
Ecografia perineale dinamica
- Utile per valutare la discesa del retto e i rapporti con le strutture vicine.
DefecoRM o defecografia tradizionale
- Tecniche di imaging che visualizzano il comportamento del retto durante l’evacuazione.
Nei casi in cui è importante studiare anche la funzione sfinterica si ricorre anche all’ecografia trans-anale.
RETTOCELE O ENTEROCELE?
Enterocele e rettocele sono entrambi tipi di prolasso della parete posteriore della vagina, ma coinvolgono strutture e organi diversi. Vediamo in modo chiaro le differenze:

TRATTAMENTI DISPONIBILI. LA CURA DEL RETTOCELE RICHIEDE GRANDE COMPETENZA PROFESSIONALE
La scelta del trattamento dipende dal grado del rettocele, intensità dei sintomi e desiderio della paziente. Le opzioni si dividono in conservative e chirurgiche.
Trattamenti conservativi
Ideali per rettocele di grado lieve o moderato:
- Fisioterapia del pavimento pelvico
→ Rinforzo muscolare con esercizi di Kegel o biofeedback.
→ Trattamento specifico per dissinergia addomino-pelvica. - Modifiche dietetiche e comportamentali
→ Assunzione di fibre, idratazione e regolarizzazione dell’alvo. - Uso di pessari vaginali
→ Dispositivi in silicone che offrono supporto meccanico. - Trattamento della stipsi
→ Farmacologico (lassativi osmotici o emollienti) o comportamentale.
Trattamenti chirurgici
Indicati per rettocele severo o sintomatico non responsivo ai trattamenti conservativi.
Vie di accesso
- Vaginale (la più frequente in ginecologia):
→ Riparazione con plicatura della fascia rettovaginale. - Perineale:
→ Spesso utilizzata negli interventi combinati di correzione pelvica. - Addominale o laparoscopica (es. ventrosospensione):
→ Indicata in caso di prolassi multipli o ricorrenti.
Protesi
- Oggi sconsigliate in generale e particolarmente per la parete posteriore a causa delle complicanze note (mesh exposure, dolore cronico, grave rischio infettivo).
Outcomes (risultati).
Si tratta di un lavoro di squadra, questo deve essere chiaro. Il successo della chirurgia dipende dall’esperienza del chirurgo, dalla corretta indicazione ma anche dall’integrazione con la riabilitazione post-operatoria e dalla correzione dei fattori di rischio pre-esistenti
Riabilitazione e follow-up
Indispensabile per il successo a lungo termine:
- Fisioterapia personalizzata post-intervento.
- Valutazioni periodiche (almeno ogni 6-12 mesi).
- Educazione al corretto comportamento evacuativo.

LA NOSTRA ESPERIENZA CHIRURGICA
Da molti anni trattiamo il rettocele, spesso nell’ambito di interventi ricostruttivi del Pavimento pelvico più ampi. Il nostro approccio vaginale è mini-invasivo e nello stesso tempo sicuro; da sempre infatti evitiamo sul retto l’utilizzo di protesi e preferiamo utilizzare le strutture anatomiche della paziente.
L’intervento condotto per via vaginale non richiede anestesia generale, non lascia tagli o buchi sull’addome e consente tempi di degenza davvero molto brevi con rapido ritorno alle normali attività quotidiane ed a una soddisfacente sessualità.
LA PREVENZIONE
Alcune piccole ma fondamentali attenzioni per fare prevenzione del rettocele.
- Evitare la stipsi già in età giovanile.
- Rieducazione perineale dopo il parto.
- Evitare il sovrappeso e il sollevamento ripetuto di pesi eccessivi.
- In Menopausa, condurre regolarmente attività fisica, ginnastica perineale.
Il rettocele è una condizione comune ma spesso ignorata. Riconoscere i sintomi precocemente e affidarsi a uno specialista permette di evitare peggioramenti e di recuperare benessere. La diagnosi è semplice, e oggi esistono soluzioni conservative o chirurgiche efficaci, spesso con tempi di recupero rapidi.
