TIROIDE E GRAVIDANZA. Cosa sapere su Ipotiroidismo e Ipertiroidismo gestazionali.
La Tiroide ha un ruolo cruciale durante la gravidanza, sia per la salute della donna che per quella del bambino. Condizioni come l’Ipotiroidismo o l’Ipertiroidismo posso portare infatti anche a gravi complicazioni.

PERCHE’ E’ IMPORTANTE PARLARE DI TIROIDE IN GRAVIDANZA?
Perché alterazioni anche lievi della funzione tiroidea sia in senso di aumentata funzione (Ipertiroidismo) che ridotto funzionamento (Ipotiroidismo) possono influenzare lo sviluppo neurologico del feto, l’andamento della gestazione e il benessere della madre. Non a caso, le principali società scientifiche internazionali — come l’American Thyroid Association (ATA) e l’Endocrine Society — raccomandano attenzione al funzionamento della tiroide già nei primissimi mesi di gestazione.
In questo articolo cercheremo di spiegare, in modo semplice ma rigoroso, cosa succede alla Tiroide in gravidanza, quali sono i rischi di un suo malfunzionamento e come intervenire in modo efficace.
COSA FA LA TIROIDE IN GRAVIDANZA
La tiroide è un piccola ghiandola endocrina a forma di farfalla situata alla base del collo e produce due ormoni principali: T3 (triiodotironina) e T4 (tiroxina), regolati dal TSH (ormone tireostimolante) secreto dall’ipofisi. Questi ormoni controllano il metabolismo dell’organismo, influenzano la frequenza cardiaca, la temperatura corporea, il consumo di energia e, soprattutto, lo sviluppo del sistema nervoso del feto.
Durante la gravidanza, il fabbisogno di ormoni tiroidei aumenta già dalle prime settimane, perché il feto non è ancora in grado di produrli autonomamente. Fino alla 12ª settimana circa, infatti, è la tiroide materna a dover soddisfare le necessità sia della madre che del feto.
Tabella 1: funzioni degli ormoni tiroidei in gravidanza
Funzione | Importanza |
Regolazione del metabolismo | Aumenta il dispendio energetico materno |
Sviluppo neurologico fetale | Fondamentale per cervello e midollo spinale |
Accrescimento fetale | Stimola la crescita intrauterina |
Funzione placentare | Supporta lo sviluppo e l’attività della placenta |
I CAMBIAMENTI DELLA TIROIDE IN GRAVIDANZA
Durante la gravidanza, il corpo va incontro a importanti adattamenti fisiologici. La tiroide non fa eccezione. Ecco cosa accade:
• L’hCG (gonadotropina corionica umana), l’ormone della gravidanza, ha una struttura simile al TSH e può stimolare direttamente la tiroide incrementandone l’attività e di conseguenza provocando una lieve riduzione fisiologica del TSH nel primo trimestre; tra TSH ed ormoni tiroidei circolanti esiste infatti un sistema di retrocontrollo.
• Il fabbisogno di iodio aumenta del 50% circa, poiché lo iodio è necessario per la sintesi degli ormoni tiroidei e viene eliminato più rapidamente con le urine.
• La produzione di TBG (thyroxine-binding globulin) aumenta per effetto degli estrogeni, modificando le concentrazioni di ormoni liberi e totali.
Tabella 2: valori di riferimento per TSH in gravidanza (secondo ATA 2017)
Trimestre | TSH (mU/L) raccomandato |
Primo | 0,1 – 2,5 |
Secondo | 0,2 – 3,0 |
Terzo | 0,3 – 3,5 |
IPOTIROIDISMO IN GRAVIDANZA
L’ipotiroidismo è una condizione in cui la tiroide produce quantità ridotte o insufficienti di ormoni. Può essere:
• Clinico: TSH elevato e FT4 basso
• Subclinico: TSH elevato ma FT4 nei limiti (più frequente)
Le cause più comuni sono la Tiroidite di Hashimoto, la carenza di iodio, o, più raramente, interventi chirurgici o radiazioni.
I sintomi possono essere sfumati e facilmente confusi con quelli della gravidanza stessa: stanchezza, stitichezza, aumento di peso, pelle secca, sonnolenza.

Tabella 3: Conseguenze dell’ipotiroidismo non trattato in gravidanza
Conseguenze per la madre | Conseguenze per il feto |
Preeclampsia | Ritardo mentale |
Anemia | Basso peso alla nascita |
Aborto spontaneo | Parto prematuro |
Depressione post-partum | Disturbi dello sviluppo cognitivo |
Alcuni dati epidemiologici sull’Ipotiroidismo in gravidanza:
• L’ipotiroidismo in gravidanza colpisce circa 2-3% delle gestanti (clinico + subclinico).
• La tiroidite autoimmune (Hashimoto) è la causa più frequente.
• Il rischio aumenta con l’età materna e la presenza di familiarità o malattie autoimmuni.
QUANDO E CHI DEVE CONTROLLARE LA TIROIDE?
Le linee guida internazionali non raccomandano lo screening universale del TSH in gravidanza, ma un approccio mirato basato sui fattori di rischio.
Secondo ATA 2017 sono da considerarsi a rischio (e devono verificare la funzione tiroidea) le donne con:
• Età >30 anni
• Storia personale o familiare di malattie tiroidee
• Presenza di gozzo o noduli
• Diabete di tipo 1 o altre malattie autoimmuni
• Infertilità o aborto ricorrente
• Precedente trattamento con iodio radioattivo
• Uso di farmaci interferenti con la tiroide (es. amiodarone, litio)
• Abitare in aree a carenza iodica

IL RUOLO DELLO IODIO
Lo iodio è essenziale per la produzione di ormoni tiroidei. In gravidanza il suo fabbisogno aumenta fino a 220–250 mcg/die.
Fonti principali: pesce, latticini, sale iodato. Tuttavia, l’alimentazione spesso non è sufficiente, motivo per cui le principali società scientifiche (OMS, ATA, Ministero della Salute) raccomandano l’integrazione quotidiana di iodio per tutte le donne in gravidanza.
Integrazione raccomandata è generalmente di 225 mcg di iodio al giorno (di solito inclusi nei multivitaminici prenatali)

TERAPIA DELL’IPOTIROIDISMO IN GRAVIDANZA
La terapia dell’ipotiroidismo in gravidanza si basa sull’utilizzo della levotiroxina (T4), farmaco considerato sicuro ed efficace, con l’obiettivo di mantenere il TSH entro i valori raccomandati per trimestre.
Le linee guida dell’American Thyroid Association (ATA) 2017 raccomandano, idealmente, di mantenere il TSH <2,5 mU/L nel primo trimestre, poiché valori più elevati, anche in assenza di sintomi evidenti, sono associati a un aumento del rischio di aborto, parto prematuro e ridotto sviluppo neurocognitivo fetale.
Tuttavia, non tutti i casi con TSH tra 2,5 e 4,0 mU/L richiedono trattamento immediato. La terapia potrebbe non essere necessaria se si verificano tutte le seguenti condizioni, fermo restando che sarà comunque sempre il vostro Ginecologo o l’Endocrinologo a decidere nel vostro caso specifico:
• TSH compreso tra 2,5 e 4,0 mU/L
• FT4 nei limiti di riferimento
• Anticorpi anti-TPO e anti-TG negativi
• Assenza di sintomi clinici rilevanti
• Nessuna storia di fallimenti riproduttivi
Quando trattare anche se il TSH è <4,0 mU/L?
Secondo l’ATA, è opportuno iniziare la terapia con levotiroxina anche con TSH tra 2,5 e 4,0 mU/L, in presenza di uno o più dei seguenti fattori:
• Storia di infertilità o aborti ripetuti
• Presenza di anticorpi anti-TPO positivi
• Sintomi compatibili con ipotiroidismo
• Trattamento in corso per procreazione medicalmente assistita (PMA)
In questi casi, trattare anche una disfunzione lieve può migliorare l’esito riproduttivo e la prognosi ostetrica.
Obiettivi di un eventuale trattamento:
• Mantenere TSH <2,5 mU/L nel primo trimestre
• Mantenere TSH <3,0 mU/L nei trimestri successivi
Monitoraggio:
• Ogni 4-6 settimane nel primo semestre
• Ogni 6-8 settimane nel terzo trimestre
• Dose da adeguare prontamente in base ai valori
Dopo il parto, molte donne possono ridurre o sospendere la terapia, soprattutto se non erano ipotiroidee prima della gravidanza.
E L’IPERTIROIDISMO?
Meno frequente è l’Ipertiroidismo in gravidanza, ma certamente da non sottovalutare. Il morbo di Basedow è la causa più comune di Ipertiroidismo in gravidanza e può portare a complicanze ostetriche anche gravi se non trattato. La terapia può includere farmaci antitiroidei (con attenzione agli effetti collaterali) e richiede un attento monitoraggio multidisciplinare. In questo articolo ci siamo concentrati sull’ipotiroidismo, ma anche l’ipertiroidismo richiede diagnosi precoce e trattamento adeguato.
PICCOLA MA IMPORTANTE, ANCHE IN GRAVIDANZA
La tiroide è piccola ma durante la gravidanza svolge un ruolo davvero importante. Garantire il corretto funzionamento di questa ghiandola è fondamentale per lo sviluppo del feto e la salute della madre.
La buona notizia è che, con un controllo adeguato e una terapia mirata, la maggior parte delle disfunzioni tiroidee può essere gestita efficacemente. Per questo motivo, ogni donna in gravidanza — soprattutto se ha uno o più fattori di rischio — dovrebbe parlarne con il proprio medico.
Un piccolo gesto di prevenzione può fare una grande differenza.