pagina di copertina. medici conversano su sintomi, cure della Cisti del bartolino e sul perché della marsupializzazione
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CISTI DEL BARTOLINO. Sintomi, cure, il perché della Marsupializzazione.

Avvertire una tumefazione vulvare, un dolore all’ingresso della vagina, a volte secrezioni vaginali maleodoranti possono essere tutti sintomi di una infiammazione della Ghiandola del Bartolino. In questo articolo parliamo di bartolinite, di Cisti del Bartolino ma anche di trattamenti medici e chirurgici.

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L’infiammazione della Ghiandola del Bartolino evolve spesso in una ascessualizzazione cistica particolrmanmte fastidiosa e dolorosa. Un trattamento medico è possibile nelle forme iniziali mentre nelle formazion i più avanzate vanno cionsiderati l’incisione e drenaggio oppure la Marsupializzazione.

COS’E’ LA GHIANDOLA DEL BARTOLINO E A CHE COSA SERVE?

La Ghiandola del Bartolino, o ghiandola vestibolare maggiore, è una piccola ma importante struttura anatomica situata nella parte inferiore delle grandi labbra vaginali, a destra e a sinistra dell’ingresso vaginale.

Queste due ghiandole, di dimensioni simili a un cece, hanno una funzione ben precisa: secernere muco, che contribuisce a mantenere umida e lubrificata la vulva, soprattutto durante i rapporti sessuali. Questo lubrificante naturale facilita la penetrazione, protegge la mucosa vulvare da microtraumi e contribuisce al comfort intimo della donna.

Normalmente la secrezione passa attraverso un piccolo dotto escretore, lungo circa 1-2 cm, che si apre lateralmente all’orifizio vaginale. Se però il dotto si ostruisce o si infiamma, il muco non riesce più a fuoriuscire: così nasce la cisti del Bartolino.

QUANDO SI FORMA LA CISTI DEL BARTOLINO

La cisti del Bartolino si forma quando il dotto escretore si chiude a causa di infiammazioni, infezioni, traumi o micro-lesioni. In genere, l’ostruzione può avvenire per accumulo di secrezioni, ispessimento delle pareti del dotto o infezione da parte di batteri normalmente presenti nella flora vaginale.

La cisti tende a crescere progressivamente man mano che la ghiandola continua a produrre muco che non trova via d’uscita. Può rimanere piccola e asintomatica, oppure ingrandirsi fino a raggiungere dimensioni anche di 3-4 cm o più, causando fastidio, senso di peso, dolore, difficoltà nei rapporti sessuali o persino difficoltà a camminare.

Quando la cisti si infetta, si parla di ascesso del Bartolino: in questo caso la raccolta purulenta è spesso molto dolorosa e può provocare gonfiore, arrossamento e febbre.

CHI E’ PIU’ A RISCHIO

La cisti del Bartolino è piuttosto frequente. Si stima che circa 2 donne su 10 possano svilupparla nel corso della vita, soprattutto in età fertile, tra i 20 e i 40 anni. È più rara dopo la menopausa, quando la ghiandola tende a ridurre la propria attività.

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I fattori predisponenti sono:

  • Rapporti sessuali frequenti o traumatici
  • Infezioni vaginali ricorrenti
  • Igiene intima non adeguata o eccessivamente aggressiva
  • Uso di indumenti troppo stretti e non traspiranti

Va però precisato che nella maggior parte dei casi non è possibile prevenire del tutto la formazione di una cisti, perché l’ostruzione può dipendere anche da cause anatomiche individuali.

illustrazione anatomica della posizione delle due ghiandole del Bartolino
Le Ghiandole del Bartolino sono due e sono poste bilateralmente ai lati dell’ingresso della vagina con la quale comunicano con un piccolo canale secretorio. La loro funzione è importante nella lubrificazione della vagina.

SINTOMI

Nelle fasi iniziali, una cisti del Bartolino può passare inosservata: molte donne scoprono di averla solo durante una visita ginecologica di routine.

Quando aumenta di volume, può dare:

  • Sensazione di rigonfiamento o pallina dolorosa all’ingresso vaginale
  • Fastidio durante la deambulazione o la posizione seduta
  • Dolore durante i rapporti (dispareunia)
  • Eventuale fuoriuscita di secrezione densa in caso di infezione parziale
  • Febbre e dolore acuto se si trasforma in un vero e proprio ascesso

DIAGNOSI

La diagnosi è clinica: durante la visita ginecologica si osserva e si palpa la tumefazione. In alcuni casi può essere indicato un tampone vaginale per escludere infezioni batteriche specifiche (ad esempio gonococco o clamidia), oppure un’ecografia pelvica se c’è il dubbio di altre masse.

QUANDO E’ NECESSARIA UNA CURA

Non tutte le cisti richiedono un trattamento immediato.

Quando sono di piccole dimensioni e asintomatiche, spesso si consiglia un semplice monitoraggio: può succedere che la cisti si svuoti spontaneamente.

Se invece provoca fastidi, dolore o segni di infezione, è necessario intervenire con:

  • Antibiotici, se l’ascesso è acuto e si sospetta infezione batterica
  • Antinfiammatori per ridurre dolore e gonfiore
  • In alcuni casi, incisione e drenaggio temporaneo in ambulatorio

Ma attenzione: l’incisione semplice e il drenaggio non sono quasi mai risolutivi perché non eliminano la causa dell’ostruzione. Spesso, dopo la chiusura della ferita, la cisti si riforma.

TRATTAMENTO CHIRURGICO

Quando la cisti si ripresenta o si ingrandisce in modo significativo, la soluzione più indicata è l’intervento chirurgico.

Qui si apre un tema importante: quale tecnica scegliere?

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Esistono principalmente due opzioni:

  1. Asportazione completa della ghiandola del Bartolino (Bartolinectomia)
  2. Marsupializzazione

Bartolinectomia

L’asportazione completa è una procedura più invasiva: prevede la rimozione della ghiandola insieme alla cisti. È risolutiva ma comporta:

  • Anestesia più profonda
  • Maggior sanguinamento
  • Maggior dolore post-operatorio
  • Una cicatrice più ampia
  • La perdita della funzione naturale di lubrificazione della ghiandola

Pertanto, nella mia pratica clinica l’asportazione è riservata a casi molto selezionati, ad esempio cisti recidivanti e complesse, o nei rari casi di sospetto tumore (estremamente raro).

Marsupializzazione: la soluzione mini-invasiva

La tecnica che preferisco e che consiglio nella stragrande maggioranza dei casi è la marsupializzazione.

Si tratta di un intervento chirurgico semplice, rapido e poco invasivo, eseguibile in anestesia locale o spinale.

Come funziona?

Il principio è molto naturale:

  • Si incide la parete della cisti per svuotarne il contenuto
  • I margini del dotto o della cavità vengono suturati alla mucosa vaginale, creando un’apertura permanente
  • In questo modo si previene la chiusura del dotto, evitando recidive

Con la marsupializzazione non si rimuove la ghiandola, ma si ripristina la sua funzione di drenaggio.

La secrezione potrà quindi defluire liberamente, evitando nuove raccolte.

Illustrazione di una Cisti della Ghiandola del Bartolino
La Cisti della Ghiandola del Bartolino è un rigonfiamento infiammatorio della ghiandola, talvolta sieroso ma generalmente purulento, particolarmente fastidioso e dolente.

VANTAGGI DELLA MARSUPIALIZZAZIONE

✅ Mantiene la funzione naturale: la ghiandola resta al suo posto e continua a svolgere il suo ruolo fisiologico.

✅ Mini-invasiva: richiede pochi minuti e può essere effettuata anche in regime ambulatoriale o in day-surgery.

✅ Tempi di recupero brevi: la paziente torna a casa lo stesso giorno e può riprendere le normali attività in pochi giorni.

✅ Riduce il rischio di recidiva: con un buon drenaggio, l’accumulo di secrezione non si riforma.

✅ Sutura semplice e poco traumatica: la ferita guarisce in tempi rapidi con minime cicatrici.

Dopo l’intervento: come comportarsi

Dopo una marsupializzazione, la guarigione è di solito rapida.

È importante:

  • Mantenere una buona igiene intima
  • Effettuare lavaggi con soluzioni antisettiche, se prescritti
  • Evitare rapporti sessuali per 2-3 settimane
  • Controllare la ferita nelle settimane successive
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Eventuali fastidi o un lieve sanguinamento sono normali nei primi giorni. Il ginecologo programmerà una visita di controllo per verificare che l’apertura resti pervia e non si richiuda.

Cisti del Bartolino e rischio di tumore: serve preoccuparsi?

Una domanda frequente è se la cisti del Bartolino possa evolvere in un tumore.

La risposta rassicurante è no: nella stragrande maggioranza dei casi si tratta di una condizione benigna.

Il carcinoma della ghiandola del Bartolino è rarissimo e colpisce principalmente donne dopo i 40 anni. In caso di cisti persistente o di nuova insorgenza in età post-menopausale, può essere opportuno approfondire con una biopsia o con l’asportazione completa per analizzare il tessuto.

DISTURBO COMUNE MA MOLTO FASTIDIOSO

La cisti del Bartolino è un disturbo comune, spesso benigno ma molto fastidioso.

Conoscere la funzione di questa piccola ghiandola e i motivi per cui si può infiammare aiuta le donne a non sottovalutare i sintomi e a rivolgersi con serenità al proprio ginecologo.

Quando necessario, la marsupializzazione rappresenta una soluzione semplice, efficace e rispettosa dell’anatomia femminile, in linea con una chirurgia sempre più mini-invasiva e conservativa.

Autore

  • Filiberto Di Prospero

    Medico Chirurgo. Specialista in Ginecologia e Ostetricia, Endocrinologia e Metabolismo. Esperto nella Chirurgia del Prolasso degli Organi Pelvici e dell’Incontinenza Urinaria si occupa anche di Endocrinologia Ginecologica, Medicina della Riproduzione e Infertilità, Gravidanza.
    Segreteria pazienti: +39.337.634491.

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